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Primo Piano

Circ. n. 5 - 2022 UE

Circ. n. 5 - 2022 UE

Circ. n. 5 - 2022 UE

Manifesto per un’Alleanza italiana per l’Economia Sociale.

giani.c@confcooperative.it

Nelle scorse settimane, si è svolta a Bologna una importante iniziativa dedicata all’economia sociale articolata in una serie di eventi dal titolo ‘L'Economia Sociale: il futuro di Bologna, il futuro dell'Europa’.  Quattro giornate di confronto tra diversi protagonisti di livello nazionale ed europeo, promosse da Città metropolitana, Comune di Bologna e Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, per contribuire alla costruzione di un nuovo modello di sviluppo che abbia l’economia sociale come uno dei pilastri principali, in grado di generare crescita economica, buona occupazione e inclusione sociale.

In questo contesto, l’Alleanza delle Cooperative Italiane ha organizzato l’evento “Cooperatives & Social Economy” dove rappresentanti politici e realtà della cooperazione hanno dialogato sul ruolo fondamentale che ha la società civile europea per lo sviluppo dell'economia sociale. Il programma, strutturato in tre panel, si è concluso con l’intervento del Presidente Maurizio Gardini

  • Il primo panel è stato dedicato alle nuove opportunità che il mondo cooperativo dovrà cogliere grazie alle iniziative della Commissione Europea promosse attraverso il Piano d’azione Europeo per l’Economia Sociale. Sono intervenuti: Giuseppe Guerini, Presidente CECOP/CESE; Juan Antonio Pedreño, Presidente CEPES Spagna e Social Economy Europe e Jérôme Saddier, Presidente ESS France.
     
  • Il secondo panel incentrato sulle sfide che gli attori dell’economia sociale dovranno affrontare a livello nazionale per far riconoscere il loro ruolo fondamentale in diversi settori e la necessità di intervenire a livello normativo come richiesto dalle politiche comunitarie e in vista della Raccomandazione del Consiglio nel 2023 al fine creare condizioni favorevoli per l’economia sociale negli Stati membri. Sono intervenuti: Vanessa Pallucchi, Portavoce Forum Terzo Settore; Eleonora Vanni, Presidente Legacoop sociali e Giorgio Vittadini, Presidente Fondazione Sussidiarietà.
  • L’ultimo panel dedicato ad un confronto istituzionale e politico si è incentrato sulla presentazione delle iniziative che la Commissione Europea ha dedicato in questi anni all’Economia Sociale e soprattutto a quelle future inserite nel Piano d’Azione per l’Economia Sociale, nella Nuova Strategia Industriale Europea attraverso l’Ecosistema Economia Sociale e di prossimità e nel Pilastro Europeo dei Diritti Sociali. L’Italia deve essere pronta a cogliere queste opportunità da un punto di vista normativo e politico al fine di creare le giuste condizioni per gli attori dell’economia sociale. Sono intervenuti: Nicolas Schmit, Commissario UE al lavoro e alle politiche sociali; Andrea Orlando, Ministro del lavoro e delle politiche sociali o rappresentante Ministero; Patrizia Toia, Copresidente Intergruppo economia sociale del Parlamento Europeo

    mercoledì 30 novembre 2022

Circ. n. 5 - 2022 UE

Manifesto per un’Alleanza italiana per l’Economia Sociale.

giani.c@confcooperative.it

Nelle scorse settimane, si è svolta a Bologna una importante iniziativa dedicata all’economia sociale articolata in una serie di eventi dal titolo ‘L'Economia Sociale: il futuro di Bologna, il futuro dell'Europa’.  Quattro giornate di confronto tra diversi protagonisti di livello nazionale ed europeo, promosse da Città metropolitana, Comune di Bologna e Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, per contribuire alla costruzione di un nuovo modello di sviluppo che abbia l’economia sociale come uno dei pilastri principali, in grado di generare crescita economica, buona occupazione e inclusione sociale.

In questo contesto, l’Alleanza delle Cooperative Italiane ha organizzato l’evento “Cooperatives & Social Economy” dove rappresentanti politici e realtà della cooperazione hanno dialogato sul ruolo fondamentale che ha la società civile europea per lo sviluppo dell'economia sociale. Il programma, strutturato in tre panel, si è concluso con l’intervento del Presidente Maurizio Gardini

  • Il primo panel è stato dedicato alle nuove opportunità che il mondo cooperativo dovrà cogliere grazie alle iniziative della Commissione Europea promosse attraverso il Piano d’azione Europeo per l’Economia Sociale. Sono intervenuti: Giuseppe Guerini, Presidente CECOP/CESE; Juan Antonio Pedreño, Presidente CEPES Spagna e Social Economy Europe e Jérôme Saddier, Presidente ESS France.
     
  • Il secondo panel incentrato sulle sfide che gli attori dell’economia sociale dovranno affrontare a livello nazionale per far riconoscere il loro ruolo fondamentale in diversi settori e la necessità di intervenire a livello normativo come richiesto dalle politiche comunitarie e in vista della Raccomandazione del Consiglio nel 2023 al fine creare condizioni favorevoli per l’economia sociale negli Stati membri. Sono intervenuti: Vanessa Pallucchi, Portavoce Forum Terzo Settore; Eleonora Vanni, Presidente Legacoop sociali e Giorgio Vittadini, Presidente Fondazione Sussidiarietà.
  • L’ultimo panel dedicato ad un confronto istituzionale e politico si è incentrato sulla presentazione delle iniziative che la Commissione Europea ha dedicato in questi anni all’Economia Sociale e soprattutto a quelle future inserite nel Piano d’Azione per l’Economia Sociale, nella Nuova Strategia Industriale Europea attraverso l’Ecosistema Economia Sociale e di prossimità e nel Pilastro Europeo dei Diritti Sociali. L’Italia deve essere pronta a cogliere queste opportunità da un punto di vista normativo e politico al fine di creare le giuste condizioni per gli attori dell’economia sociale. Sono intervenuti: Nicolas Schmit, Commissario UE al lavoro e alle politiche sociali; Andrea Orlando, Ministro del lavoro e delle politiche sociali o rappresentante Ministero; Patrizia Toia, Copresidente Intergruppo economia sociale del Parlamento Europeo.

Nell’ambito di questo evento l’Alleanza delle Cooperative Italiane ha presentato il Manifesto ‘un’Alleanza italiana per l’economia sociale’ che ci vedrà impegnati nei prossimi mesi ad essere portavoce dell’Economia Sociale a livello europeo, nazionale e regionale. Con oltre 250.000 imprese nell'UE che danno lavoro a 5,4 milioni di persone, le cooperative infatti non sono solo membri storici dell'economia sociale, ma sono anche gli attori economici più significativi di questo ecosistema.

Per molti anni abbiamo rimproverato all’UE un eccesso di regolamentazione economica e una scarsa attenzione alla dimensione sociale, una visione incentrata esclusivamente sulle imprese di capitali. Da qualche tempo registriamo con soddisfazione una inversione di tendenza, iniziata nella precedente legislatura con il Pilastro dei diritti sociali e in seguito rafforzata e strutturata grazie all’azione della Commissione Europea e del Parlamento Europeo.

Negli ultimi tempi è cresciuta sempre di più l’attenzione al ruolo dell’economia sociale, culminata di recente in importanti prese di posizione da parte di importanti istituzioni internazionali. Solo in quest’ultimo anno la Commissione europea ha lanciato il suo Piano di azione per l’economia sociale, l’Organizzazione internazionale del lavoro ha deliberato una Risoluzione sul lavoro dignitoso e l’economia sociale e solidale, e l’OCSE ha approvato una Raccomandazione sull’economia sociale e solidale. In controtendenza rispetto agli orientamenti prevalsi per più di un quarto di secolo. Tre influenti istituzioni che, interpretando un movimento sempre più diffuso, stanno muovendosi in sintonia per promuovere l’economia sociale. 

Il concetto di economia sociale è così entrato a pieno titolo nel contesto delle politiche pubbliche, europee e di molti paesi del mondo, ed è un indirizzo destinato a influire a lungo sulle scelte future con conseguenze sia sulle policy sia sull’allocazione delle risorse finanziarie. All’economia sociale si riconosce un ruolo di primo piano sia in questa fase di rilancio sia negli anni di transizione che seguiranno. Questo significa, in concreto, un ruolo sempre maggiore per tutte le forme organizzative che fanno parte dell’economia sociale: cooperative e mutue, associazioni non profit, fondazioni ed enti filantropici, imprese sociali.

L'anno prossimo la Commissione proporrà una raccomandazione del Consiglio sulle condizioni quadro dell'economia sociale. La fotografia attuale è molto diversificata tra i vari Stati membri e in alcuni casi, quadri giuridici e politici obsoleti, fonti statistiche disomogenee, una mancanza di comprensione della diversità degli attori socioeconomici nel mercato e una limitata collaborazione con le strutture di sostegno dell'economia sociale ostacolano la capacità dell'economia sociale di crescere, creando un progresso condiviso e nuovi posti di lavoro per tutti.

In Italia, nonostante la rilevanza dei soggetti che costituiscono l’economia sociale, e il riconoscimento del ruolo della cooperazione richiamato dalla Costituzione, non si sono ancora create le condizioni per una maggiore visibilità dell’ecosistema imprenditoriale dell’economia sociale, come avvenuto ad esempio in Spagna e in Francia. Il contesto europeo favorevole ci spinge a farci promotori di un’azione di forte sensibilizzazione nei confronti delle istituzioni pubbliche

La cooperazione deve sapersi porre come modello di impresa di riferimento dell’economia sociale europea.

Le linee di azione principali da perseguire sono le seguenti

  • Promuovere un insieme di politiche e provvedimenti volti al riconoscimento dell’economia sociale e solidale nel nostro Paese, adeguandoci alle più avanzate esperienze europee e secondo la definizione della Commissione europea, così come contenuto nel Piano di azione per l’economia sociale. Sollecitare Il nuovo Governo a lavorare nel solco di questi provvedimenti europei, adattandoli alla specificità del nostro Paese, consapevoli che la tenuta economica e sociale del nostro Paese in questa fase così complessa, tra post-Covid e guerra, non può passare da una riduzione della forza, dello sviluppo e della capacità generativa dell’economia sociale italiana.
     
  • Negli ultimi anni le imprese e le organizzazioni dell'economia sociale hanno iniziato a impegnarsi in attività a maggiore intensità di capitale, come la riqualificazione urbana, la gestione dei rifiuti, la gestione di strutture per attività culturali, la gestione del patrimonio culturale, l'edilizia sociale e altre ancora, e si prevede che questo impegno aumenterà nel prossimo futuro. Questa evoluzione probabilmente aumenterà la domanda di finanziamenti, al di là di quanto è stato reso disponibile finora. Dal punto di vista finanziario, ciò significa lo sviluppo di un'offerta adeguata e accessibile con un approccio misto, che mescoli diversi strumenti e strategie, coerenti con le specificità delle organizzazioni dell'economia sociale. In un contesto di tassi di interesse in rialzo e meno liquidità, le imprese più fragili possono soffrire maggiormente per questo va dedicata particolare attenzione alla finanza di supporto all’economia sociale, sia pubblica (Fondi europei e nazionali che possono essere orientati a riguardo), sia quella privata, che tra finanza di impatto, banche di comunità e altri strumenti può concedere crediti e finanziamenti ad un settore dell’economia di non “facile bancabilità”.
     
  • Bisogna iniziare a pensare alla creazione di regimi speciali in diversi ambiti. È importante attuare un cambio di passo per gli appalti pubblici socialmente responsabili, dato che l’utilizzo di questi strumenti è quasi completamente inesistente e prevalgono spesso regole e criteri che valutano soprattutto il prezzo di beni e servizi con logiche di fatto del massimo ribasso. Il sostegno finanziario pubblico svolge un ruolo importante nel consentire l'avvio e lo sviluppo degli attori dell'economia sociale. Il controllo degli aiuti di Stato mira a mantenere un equilibrio tra questo sostegno e una concorrenza leale. La maggior parte delle azioni proposte nel piano d'azione è rilevante per tutti i soggetti dell'economia sociale ma alcune azioni sono riservate a specifiche e determinate categorie di soggetti ed è quindi necessario vigilare affinché non si crei un mercato distorto e disfunzionale dell’economia sociale con un reale grave rischio di abuso di vantaggio competitivo e di concorrenza sleale. Un’armonizzazione e coordinamento europeo, ispirato dalle migliori prassi adottate negli Stati membri che vanno dalle esenzioni fiscali per le imprese sugli utili non distribuiti alle esenzioni o alla riduzione delle aliquote IVA, dai costi di assicurazione sociale ridotti o sovvenzionati alle riduzioni fiscali per donatori privati e istituzionali sarebbe utile e auspicabile. È tuttavia necessario che gli strumenti fiscali agevolativi che il Piano d’Azione promuove siano condizionate dagli Stati membri alla “effettiva” e “stabile” destinazione dei profitti al patrimonio indisponibile dell’impresa, anche dopo la “morte” dell’impresa stessa.
     
  • La comunità dell'economia sociale è pienamente impegnata a collaborare con la Commissione europea e le istituzioni europee per affrontare le sfide future. L'Economia sociale europea ritiene che l'Unione europea sia in grado di superare queste molteplici crisi attraverso una maggiore cooperazione, solidarietà e innovazione. I nostri modelli imprenditoriali possono contribuire notevolmente a creare un'economia europea più sostenibile, inclusiva e resiliente. Chiediamo un rilancio dell’Unione su più fronti: sulle politiche sociali, economiche e fiscali e sul pluralismo imprenditoriale. Le cooperative sono pronte a fornire il loro contributo per una crescita sostenibile dal punto di vista sociale, economico, ambientale e digitale.
     
  • Un primo atto che Alleanza delle Cooperative Italiane vuole compiere, nella direzione indicata, sarà la propria adesione a Social Economy Europe, network europeo dell’Economia Sociale. Creata nel novembre 2000, con il nome di “CEP-CMAF – the European Standing Conference of Cooperatives, Mutuals, Associations and foundations”, con l’obiettivo di stabilire un dialogo permanente tra organizzazioni dell’Economia Sociale e istituzioni europee, nel 2008 cambia nome e diventa “Social Economy Europe”. SEE, che funge anche da segretariato dell’intergruppo sull’economia sociale del Parlamento Europeo, rappresenta la molteplicità di imprese e organizzazioni dell’economia sociale, come cooperative, mutue, associazioni, fondazioni e imprese sociali, 2,8 milioni che danno lavoro a 13,6 milioni di lavoratori e contribuiscono all’8% del PIL europeo.

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